Napoleone Bonaparte nella sua tipica posa |
Episodi poco noti nella storiografia napoleonica, in cui si
evidenzia il cinismo e la determinazione a portare avanti lo scopo che aveva
prefisso, spesso a discapito delle condizioni di vita degli uomini che aveva
sotto il suo comando o la sorte che poteva capitare ai suoi nemici.
Un giovane Napoleone durante la campagna d'Italia |
Napoleone nato Buonaparte francesizzò il suo cognome in Bonaparte poco prima di partire proprio per la campagna d'Italia che ebbe luogo nel 1796-1797.
Napoleone alla battaglia delle Piramidi |
La spedizione in
Egitto: il 7 marzo 1799 le truppe di Napoleone assediano la città di Giaffa
che cade nelle loro mani in poche ore. Entrati in città le truppe si
abbandonano al massacro e al saccheggio uccidendo i tre mila uomini della
guarnigione che avevano chiesto di arrendersi per avere salva la vita. Andò in
scena una carneficina che non risparmiò donne e bambini. Vi furono anche
stupri. Eloquenti le parole dello stesso Napoleone: <Tutti furono passati a
fil di spada. La città saccheggiata sperimentò tutti gli orrori di una città
presa d’assalto>. Anche nella cittadella i quasi tremila turchi che vi erano
asserragliati si arresero per essere fatti prigionieri. Ma così tanti
prigionieri per un corpo di spedizione di tredici mila uomini rappresentavano
un fardello. Napoleone decise per la loro fucilazione. Il cittadino Peyrusse
scrisse: <quelle morti non avvennero nel cuore della battaglia quando l’urto
violento della guerra giustifica gli orrori. Si attesero invece due o tre giorni
per uccidere con fredda barbarie tremila uomini che si erano arresi in buona
fede e contando sulla parola di clemenza del vincitore. La posteriorità
giudicherà questa azione atroce e coloro che l’hanno ordinata saranno
annoverati tra i macellai dell’umanità>. Durante le fucilazione ai francesi venne
ordinato di non sprecare pallottole e molti prigionieri furono finiti colpi di
baionetta. E Napoleone a questo riguardo commenta: <La baionetta è stata
sempre l’arma dei prodi>.
Nel maggio del 1799 Napoleone che aveva le sue truppe
infestate dalla peste prese al decisione di far avvelenare gli appestati
dell’ospedale di Giaffa. Furono i medici a disobbedirgli e nessuno fu
avvelenato.
L'ammiraglio Etienne Eustache Bruix |
La flotta
dell’ammiraglio Bruix: nel 1803 Napoleone ordinò all’ammiraglio Bruix di
schierare la sua flotta sul Canale per passarla in rassegna. A nulla valse far
presente a Napoleone che stava per preparsi una tremenda tempesta e che ciò
avrebbe messo a repentaglio la vita di molti uomini. Bruix disobbedisce e
allora Napoleone ordina di eseguire la sua volontà all’ammiraglio Magon. La
rivista avviene nel pieno della tempesta che causa duecento morti.
L'ammiraglio Bruix viene trasferito d'urgenza in Olanda. Morì di tubercolosi a 45 anni.
La battaglia della Beresina: fu uno dei disastri di guerra di Napoleone (1812). Ebbe luogo nel corso della Campagna di Russia durante la ritirata. Le cronache dell'epoca riferiscono di fatti agghiaccianti.
Capitò che un soldato francese, il quale aveva le gambe spezzate nella battaglia di un mese e mezzo prima, aveva vissuto in mezzo ai cadaveri in disfacimento e che la notte per non rimanere congelato si era trascinato con la forza delle braccia dentro la carcassa di un cavallo in putrefazione.
Napoleone attraversa il fiume Beresina |
Capitò che un soldato francese, il quale aveva le gambe spezzate nella battaglia di un mese e mezzo prima, aveva vissuto in mezzo ai cadaveri in disfacimento e che la notte per non rimanere congelato si era trascinato con la forza delle braccia dentro la carcassa di un cavallo in putrefazione.
Sempre nel corso della ritirata Napoleone diedi l'ordine di gettare dei ponti per l'attraversamento del fiume. I pontieri lavorarono anche durante la note a venti sottozero. All'alba si scoprì che i valorosi uomini erano rimasti attaccati ai cavalletti del ponte, morti congelati.
Lo storico Thiers definisce la spedizione di Russia come una delle più insensate e delle più micidiali mai tentate e che dei seicentomila che vi avevano preso parte circa trecentomila morirono per il fuoco, il freddo, la fame.Lo storico Cappelletti sostiene che vi siano oltre seicentomila cadaveri disseminati sul suolo per l'ambizione sfrenata di un uomo. Napoleone pur di fronte alle proporzioni della tragedia scrive a suo suocero: <La mia salute nonostante le grandi fatiche non è mai stata migliore>. L'imperatore attribuì la disfatta all'inverno rigidissimo, ai suoi marescialli e perfino sull'Armee che invece si era battuta valorosamente.
Battagli di Lipsia: Al termina della battaglia che coinvolse un numero ingente di forze e lasciò sul campo circa centomila tra morti e feriti, racconta il Metternich nelle sue Memorie che Napoleone non rimase colpito dall'ecatombe e gli disse <Voi signore non siete un militare e non vi intendete di guerra. Per conseguenza non avete appreso a disprezzare la vita degli altri e la vostra. Cosa importa a me se muoiono duecento o trecentomila uomini? Le madri ne faranno degli altri>.
Concludiamo con due giudizi su Napoleone diametralmente opposti.
Lo storico de Segur concentrandosi sulle sue doti personali e caratteriali sostiene:
<La sua mano felice sapeva come far attaccare la gente a se e come plasmare gli uomini ai suoi voleri. Poteva sfoggiare un tale charme come non ho mai visto da alcun uomo. Non si aveva difesa contro di lui.>
Le parole del Dictionary of Nineteenth Century World History descrivono Napoleone e la sua epopea con tratti non certo lusinghieri:
<Nonostante il suo straordinario carisma, le qualità personali e la creatività, il regno di Napoleone fu un disastro per la Francia. In proporzione furono uccisi più uomini nelle sue guerre che in tutta la prima guerra mondiale. La crescita economica si fermò e ristagnò per una generazione. Il suo regime non riconciliò i francesi dalle guerre della Rivoluzione, come egli volle far credere. E quel suo dominio fu basato sui privilegi di una stretta e autopromuoventesi élite che fece del suo meglio per consolidare i vantaggi della ricchezza> .
Il principe diplomatico austriaco Metternich |
Concludiamo con due giudizi su Napoleone diametralmente opposti.
Lo storico de Segur concentrandosi sulle sue doti personali e caratteriali sostiene:
<La sua mano felice sapeva come far attaccare la gente a se e come plasmare gli uomini ai suoi voleri. Poteva sfoggiare un tale charme come non ho mai visto da alcun uomo. Non si aveva difesa contro di lui.>
Le parole del Dictionary of Nineteenth Century World History descrivono Napoleone e la sua epopea con tratti non certo lusinghieri:
<Nonostante il suo straordinario carisma, le qualità personali e la creatività, il regno di Napoleone fu un disastro per la Francia. In proporzione furono uccisi più uomini nelle sue guerre che in tutta la prima guerra mondiale. La crescita economica si fermò e ristagnò per una generazione. Il suo regime non riconciliò i francesi dalle guerre della Rivoluzione, come egli volle far credere. E quel suo dominio fu basato sui privilegi di una stretta e autopromuoventesi élite che fece del suo meglio per consolidare i vantaggi della ricchezza> .
Vive l'Empereur
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