sabato 12 novembre 2016

Donald Trump nuovo presidente degli Stati Uniti

Da quasi un secolo, in particolare dalla seconda guerra mondiale, in un certo senso, volenti o nolenti, non possiamo non dirci "americani". Anche noi italiani, anzi forse soprattutto noi. Invasi e affascinati dallo stile americano. Ci piace rispondere ok per dire che tutto va bene. Divoriamo hamburger e hot dog. Rocky e Rambo sono stati per anni i nostri personaggi cinematografici preferiti. Per non parlare della musica rock e pop. E pensare che siamo il paese di Dante e Manzoni, di Verdi e Rossini, di Bellini e Caravaggio. Ma anche di Sordi e Totò e perché no della pizza e della buona cucina. Persa una guerra, persa un'identità. Nel nostro paese molto è plasmato e conforme all'America.

Ora Donald Trump, a dispetto di tutti i sondaggi, è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America.
Segno che il popolo americano ha scelto. E con forza. Il suo motto in campagna elettorale è stato "Make America great again". Ha fatto esternazioni quali "Io non bisogno delle star, ho bisogno di voi". Eh già, perchè Hillary (nata Rodham) Clinton invece sì. Per lei si sono prodigati Madonna, che aveva promesso favori sessuali a chi avesse votato per la candidata democratica, Lady Gaga, Bruce Springsteen, e Robert De Niro che era arrivato a dire "Lo prenderei a pugni". Il nostro premier, Matteo Renzi, dal canto suo alla vigilia del voto si era augurato che il prossimo presidente fosse femmina. Il giornalista Beppe Severgnini a risultato appreso senza mezzi termini definisce Trump "un disastro" in linea con la giornalista Rai Giovanna Botteri.

Quanto a Hillary Clinton, è la politica che da segretaria di stato della presidenza Obama, con ghigno di soddisfazione e parafrasando il Veni, Vidi, Vici di Giulio Cesare disse sulla vicenda dell'uccisione di Gheddafi: "Siamo venuti, abbiamo visto e lui è morto". https://www.youtube.com/watch?v=FmIRYvJQeHM

Donald Trump, che in campagna elettorale non è stato supportato dal suo stesso partito, sarà il 45° presidente degli Stati Uniti, votato dai cosidetti bianchi senza laurea, dai rednecks (i colli rossi, quelli che lavorano all'aperto) ma forse per alcuni anlisiti a sorpresa anche dalle minoranze come i latinos e i neri.
Trump a differenza della Clinton non sembra vedere nella Russia il nemico e dunque la speranza è anche quella di un allentamento delle tensioni con Mosca.

E pluribus unum

lunedì 22 agosto 2016

Rio 2016, un bilancio


Difficile dire se le olimpiadi siano lo specchio del mondo reale, quello al di fuori delle competizioni. Le olimpiadi di Rio de Janeiro, almeno nello sport hanno confermato che l'unica superpotenza rimasta nel mondo sono gli Stati Uniti. 121 medaglie nel complesso, di cui 46 d'oro, a seguire Regno Unito 27 ori, Cina 26, Russia 19 e altre nazioni. L'Italia ha racimolato 8 ori, 12 argenti, 8 bronzi.
Oltre undici mila gli atleti di 207 nazioni che hanno gareggiato in 28 sport. Presenti anche tre afghani, un solo atleta dal Brunei e tre dal piccolo principato di Monaco.
E' stata anche l'olimpiade del coming out dell'atleta italiana Rachele Bruni, che ha dedicato la medaglia d'argento alla sua fidanzata Diletta. Tornando sul lato sportivo Rio 2016, è stata l'olimpiade che ha consacrato sportivamente Usain Bolt. Piccola curiosità l'atleta giamaicano porta sempre al collo la medaglia miracolosa con l'effige dell'Immacolata.
Motto della manifestazione: a new world, un mondo nuovo. Rio è stata la prima città del sud America a ospitare la manifestazione. Il testimone passa Tokyo 2020.

Citius, altius, fortius

venerdì 24 giugno 2016

Yes, Brexit


I britannici hanno scelto. Sono stati 17.410.742 il 51,9% i voti per il leave a fronte di 16.141.241 il 48,1% i voti per il remain. Iniziando un percorso che porterà la Gran Bretagna all'uscita dall'Unione Europea.
Il Regno Unito aderì nel 1973 a quella che si chiamava CEE, conservando però sempre la sterlina come moneta nazionale. L'unione perde un membro importante con 63 milioni di abitanti (terzo paese) e con 73 rappresentanti al parlamento di Bruxelles, oltre all'importanza economico-finanziaria che ha sempre rivestito.
Le prime conseguenze sono state le dimissioni del premier David Cameron e il crollo delle borse. 
Cameron prima del voto avvertì che in caso di vittoria della Brexit il rischio di guerra tornerebbe a incombere sull'Europa. E ancora che "L'Unione Europea ha aiutato a riconciliare paesi che sono stati in conflitto per decenni e a mantenere la pace". A guardare la mappa del voto sembrano sulla stessa linea coloro che hanno votato nelle grandi città. Maggioritario il no alla Brexit, infatti in primis a Londra, ma anche Manchester, Liverpool, Oxford, Cambridge. Meno scontato invece il voto contrario alla Brexit espresso in maggioranza in Scozia e Irlanda del Nord. Nelle campagne e nei piccoli centri hanno prevalso i voti favorevoli all'uscita.
In questo quadro, non può che esultare il leader dello Ukip, Nigel Farage che ha esclamato "E' indipendence day " e "E' la vittoria della gente comune contro le grandi banche, il grande business e i grandi politici". Allineato a Farage, sembra essere il candidato alla Casa Bianca Donald Trump che sostiene "E' una grande notizia che i britannci si siano ripresi il loro paese". Realista Vladimir Putin che dice "Il risultato del referndum avrà senz'altro conseguenze per il mondo e la Russia". Preoocupazioni e timori hanno invece espresso la Merkel  e Obama.

Alla fine dunque ha prevalso l'orgoglio inglese, e la difesa delle loro autenticità. Nonostante l'omicidio della deputata laburista Jo Cox che sembrava spostasse definitivamente l'asticella dei voti verso il remain. Alludendo a questo fatto, nel nostro paese, prima del voto, il giornalista Aldo Cazzullo sul corriere della Sera si era spinto a dire"Se, come tutti ci auguriamo, la Gran Bretagna sceglierà di restare nella UE, si potrà dire che davvero una donna ha salvato l'Europa".

Da un punto di vista sociale e antropoligico, non possiamo dimenticare che la Gran Bretagna è pur sempre il paese dove si guida tenendo la sinistra, le lunghezze si misurano in pollici, piedi e miglia, i pesi in libbre, i liquidi in pinta e gallone. E l'Euro non ha fatto mai la sua comparsa.
Sarà la fine dell'Europa così come la conosciamo?

Alea iacta est

domenica 20 marzo 2016

Sunniti vs sciiti


L'islam sciita è spesso identificato con l'Iran, dove è praticato dalla maggioranza della popolazione, che è persiana. Ma si tratta di un errore. La suddivisione tra sciiti e sunniti non ha connotazioni etniche. La culla dell'islam sciita si trova storicamente in Iraq, paese arabo, e lì sono ubicati i maggiori santuari. Gli sciiti sono maggioritari in Azerbaijan, Iraq, Bahrein. Consistenti comunità sono presenti in Libano, Yemen, Kuwait. Minoranze vivono anche in Arabia Saudita e Siria. Complessivamente costituiscono poco oltre il 10% dei mussulmani.
Sunnita deriva dall'arabo Ahl Al-Sunnah cioè "il popolo delle tradizioni (di Maometto)".
Sciita deriva dall'arabo Shì at Alì che significa "sostenitori di Alì" genero di Maometto.
La principale differenza fra sunniti e sciiti riguarda la successione a Maometto. Per gli sciiti avrebbero diritto solo la cerchia ristretta dei Compagni del Profeta, per i sunniti poteva succedergli qualsiasi fedele con buone capacità religiose. Per i sunniti il Califfo è la figura politica, l'Imam è la figura religiosa. Per gli sciiti la figura politica e la figura religiosa si fondono.
Entrambi condividono il Corano e i cinque pilastri dell'Islam: monoteismo e Maometto come ultimo profeta, cinque preghiere quotidiane obbligatorie, donazione del 2,5% dello stipendio annuale ai poveri, digiuno nel mese del Ramadan, pellegrinaggio a La Mecca da fare almeno una volta nella vita. Il velo per le donne accomuna entrambi.

L'Islam sunnita praticato da oltre un miliardo e trecento mila fedeli è religione dominante in tutto il nord Africa, Arabia Saudita, Turchia, Indonesia (paese islamico più popoloso). I sunniti vedono gli sciiti come eretici, mentre i cristiani sono considerati miscredenti.
Negli ultimi decenni la frattura su sunniti e sciiti si è acuita.
In Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein gli sciiti sono saliti al potere vendicandosi dei soprusi perpetrati dai sunniti. Questi ultimi hanno reagito con attacchi suicidi e attentati.  Nel 2011 in Bahrein manifestazioni per i diritti degli sciiti sono state represse con l'aiuto dell'Arabia Saudita, la cui monarchia è sunnita. In Libano gli sciiti di Hezbollah sostengono il governo Assad (sciita) in Siria. Nello Yemen, i ribelli sciiti sono repressi dalla vicina Arabia Saudita. Nel 2015 in Kuwait un attentato sunnita in una mosche sciita provoca ventisette morti. A febbraio 2016 è la volta di Damasco, nella capitale della Siria tre esplosioni provavate da u'autobomba e due kamikaze causano la morte di 71 sciiti.

L'organizzazione terroristica Al-Qaida (in arabo la Base) è identificabile con l'Islam sunnita. L'ideologia ispiratrice dell'Isis (in inglese Islamic state of Iraq and Syria) può essere ricondotta al wahhabbismo un ramo del sunnismo.

Ab uno disce omnis