venerdì 12 ottobre 2012

Laogai: i Gulag cinesi




Il Laogai – abbreviazione di laodong gaizao, in cinese “riforma attraverso il lavoro” – è una forma di reclusione e conseguente lavoro forzato a cui sono sottoposti coloro che vi sono detenuti. Nel 2008 in Cina risultavano 1422 Laogai. Il termine è stato reso noto in Occidente grazie alle denunce di Harry Wu, recluso 19 anni in uno di questi Gulag moderni. Le autorità cinesi ufficialmente definiscono lo scopo del Laogai come quello di punire i criminali e tenerli sotto sorveglianza e utilizzarli nel lavoro. 

All’interno di questi campi le condizioni di vita sono in realtà disumane: fino a 18 ore al giorno di lavoro forzato, denutrizione con la fame come costante compagna, sistematica tortura (percosse, scosse elettriche, sospensioni degli arti superiori, incatenamento in posizioni dolorose, privazione del sonno), appello alla delazione tra prigionieri, periodiche sedute di “critica” e “autocritica”  durante le quali i detenuti si accusano a vicenda e auto-accusano di comportamenti criminali. Secondo Wu dal 1949 ad oggi si possono contare nei Laogai almeno 50 milioni di detenuti e che il numero attuale sia intorno agli 8 milioni. Inutile dire dell’alto livello di mortalità. 20 milioni i decessi secondo Il libro nero del comunismo tra 1949 e il 1989. 
Molta la mobilitazione internazionale rivolta a denunciare tale sistema; inchieste, denunce e appelli sono stati promossi dal parlamento italiano, dal congresso USA, dal parlamento europeo, dal Bundenstag tedesco, dal governo australiano. Un altro elemento critico è l’accusa al governo cinese di utilizzare i prigionieri come donatori involontari di organi.
La peculiarità dei Laogai, soprattutto rispetto ai precedenti modelli sovietici e nazisti, è il sistematico lavaggio del cervello a cui sono sottoposti i detenuti, attuato mediante l’indottrinamento politico quotidiano sulle verità infallibili del comunismo e mediante l’autocritica (perfino in guerra sarebbe una violazione della Convenzione di Ginevra). Obiettivo è diventare una “nuova persona socialista” e mostrare la propria lealtà al Partito, spesso denunciando i propri amici e parenti, i quali a loro volta sono costretti ad accusare e condannare il detenuto.

Lu Decheng, uno dei tre giovani che lanciarono gusci d’uova pieni di vernice sul ritratto di Mao Zedong in Piazza Tien An Men il 23 maggio 1989, detenuto 9 anni in un Laogai, disse: <Ho passato 9 anni in un Laogai. Era in realtà una fabbrica che produceva autoveicoli. Eravamo costretti a lavorare 15-16 ore al giorno. Dopo il lavoro dovevamo seguire sessioni di studio, di indottrinamento forzato, che dovevano trasformarci in persone fiduciose nel socialismo.> Harry Wu spiega: <Quando si entra nel campo, la prima cosa è confessare il proprio crimine. Bisogna dire ”sono un criminale, sono colpevole, voglio accettare la riforma del pensiero, voglio cambiare me stesso, voglio essere fedele al presidente Mao”>.

Uno degli scopi del Laogai dunque è fornire un’enorme forza lavoro a costo zero (e in continua crescita), aspetto di fondamentale importanza per aggredire mercati stranieri. Oggi nei Laogai è prodotti di tutto: computer, giocattoli, prodotti tessili e agricoli, componenti elettronici, autobus etc. Produzione che ora non è più solo per il mercato interno ma soprattutto per l’esportazione. Il Partito Comunista Cinese rappresenta quindi il miglior partner commerciale per qualsiasi impresa nazionale o multinazionale, cinese o straniera se l’unico scopo sia massimizzare il profitto. Il costo del lavoro cinese è il 5% del costo del lavoro nell’UE. L’Italia è il paese più colpito dalla concorrenza di prodotti cinesi. Il Ministero della Giustizia Cinese nel 2003 ha emanato leggi volte ad aumentare le contribuzioni finanziarie e gli investimenti nei Laogai. La competitività cinese ha dunque un fondamento non limpido.


La storia di Harry Wu


Harry Wu è nato a Shangai nel 1937. Era il 1960 quando studente di geologia all’università di Pechino, fu arrestato in quanto cattolico e considerato “controrivoluzionario di destra”. Pur non essendo mai formalmente incriminato e sottoposto a processo, Wu fu detenuto in 12 diversi Laogai dal 1960 al 1979. Rilasciato nel 1979 a seguito della liberalizzazione che seguì la morte di Mao Zedong, nel 1985 riuscì ad emigrare negli Stati Uniti dove ha svolto la professione di docente di geologia all’università della California e ha fondato la Laogai Research Foundation nel 1992. Divenne cittadino americano nel 1994.
Nel 1995 fu arrestato mentre tentava di rientrare in Cina, trattenuto 66 giorni e sottoposto a rapido processo fu condannato a 15 anni di prigione e subito espulso. Wu attribuisce il suo rilascio alla campagna di sensibilizzazione che ebbe luogo a livello internazionale.
Nel marzo del 2006 Wu aveva in programma la presentazione a Roma del suo libro Laogai. I Gulag di Mao Zedong. Tale presentazione non si è potuta svolgere a causa dell’intervento di alcuni appartenenti ai centri sociali, che armati di mazze, spranghe e bastoni, hanno bloccato l’ingresso nella libreria. Le persone che volevano assistervi e lo stesso Wu sono stati aggrediti. La notizia è stata confermata da fonti del Ministero degli Interni.
Nonostante le difficoltà a cui è stato sottoposto anche da uomo libero, Harry Wu prosegue nella sua campagna di informazione nei confronti dell’opinione pubblica.

Rebus sic stantibus