lunedì 22 settembre 2014

La Scozia rimane british


Il popolo scozzese votando per il referendum sull'indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna aveva in mano la storia. Quella nuova, che avrebbero potuto scrivere se la loro patria fosse diventata nazione. Affluenza record (85%), vittoria dei si col 55% (2.001.926 voti) mentre i no si fermano al 45% (1.617.989 voti). La Scozia dunque ha scelto di rimanere all'interno del Regno Unito insieme a Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.
Il primo ministro scozzese Alex Salmond, a seguito dell'ufficializzazione dei risultati ha annunciato le sue dimissioni e ha riconosciuto la scelta democratica del popolo scozzese, ma ha anche sottolineato che ora Londra dovrà rispettare gli impegni sulla devoluzione di poteri. <E' il tempo per il nostro Regno Unito di andare avanti>  ha invece commentato il primo ministro unionista David Cameron, il quale ha discendenze scozzesi.
Secondo gli analisti sul voto per l'indipendenza scozzese hanno pesato ostacoli economici e finanziari. Già prima del voto, la Royal Bank of Scotland e altri istituti finanziari, in caso di vittoria dei si, avevano annunciato la loro intenzione di spostare il quartier generale a Londra. Va aggiunto che l'81% della RBS è controllata dal governo britannico. Su questa linea anche LLoyds, Clydesdale Bank, TSB e Tesco Bank. In caso di secessione avevano annunciato un possibile aumento dei prezzi i grandi magazzini John Lewis, i supermercati Waitrose e la catena di abbigliamento Next.
Lo Scozia, dunque, annessa nel 1707, continuerà il suo percorso storico a fianco di Londra, pur conservando come già avviene autonomia in ambito ecclesiastico e nel sistema giudiziario.

Nemo me impune lacessit