sabato 13 gennaio 2018

Cibo e globalizzazione

  

C'era una volta il Bel Paese, il paese della pizza e spaghetti, ma anche della polenta, piadina, tortellini, risotto, frittata, fiorentina, amatriciana, carbonara, baccalà, porchetta, abbacchio, cotoletta, arrosticini, cotechino. Con orgoglio ci ripetevamo "noi italiani sappiamo mangiare". Poi la globalizzazione, attraverso i fast food, ci ha fatto conoscere prima gli americani hamburger e hot dog,  poi gli esotici kebab e sushi. Un'abitudine al gusto globalizzato. Ora il grande passo. Sembra sia giunta la volta del cibo del nuovo millennio: gli insetti. Cibo definito dagli esperti molto sostenibile; basso inquinamento e scarso consumo di acqua. Gli insetti, sempre a detta degli esperti, sono ricchi di proteine, vitamine e aminoacidi. Per le popolazioni di Asia, Africa e Sud America già costituiscono parte della loro dieta. La FAO ha da tempo lanciato il programma "edible insects" per promuovere la pratica di mangiare insetti. Da quest'anno una normativa europea farà togliere le restrizioni presenti in Italia per quanto concerne produzione e consumo.
Pertanto, con buona pace della dieta mediterranea, dopo le tendenze alimentari vegetariane e vegane al via nei menù dei ristoranti più alla moda piatti con cavallette, grilli, larve, scarafaggi e tarantole.
Insomma un altro colpo inferto al made in Italy, alle tradizioni del nostro paese, alle tipicità, perché la cucina è prima di tutto cultura.

De gustibus non est disputandum

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