domenica 1 maggio 2011

La Terra Santa senza i cristiani


La visione cristiana dell’uomo, che è universale ed egualitaria (siamo tutti uguali perché figli del medesimo Padre e perché il Cristo è venuto ed è morto per tutti), farebbe un gran bene alla causa della pace, perché alla sua luce si comprenderebbe meglio l’importanza del rispetto per ogni persona umana e per la vita, vincendo la tentazione dell’esclusione dell’«altro».

Ma non tutti la pensano così. Secondo le fonti delle ambasciate sono sempre di più i cristiani che chiedono un visto per emigrare in un Paese straniero. Tre sono i fattori che concorrono a far sì che la comunità cristiana diventi una parte sempre più esigua della popolazione del Paese: l’immigrazione di massa degli ebrei, l’alta natalità dei musulmani e l’esodo dei cristiani.

Ecco alcuni dati: secondo il dott. Bernard Sabella, dell’università di Betlemme, dal 1948 circa 230.000 arabi cristiani hanno lasciato la Terra Santa, dalla guerra del 1967 è emigrato il 35% della popolazione cristiana palestinese e si ritiene che nel 2020 i cristiani rappresenteranno solo l’1,6% della popolazione totale.
Questo fenomeno appare evidente soprattutto nei tre principali centri della Bibbia e del Cristianesimo: Gerusalemme, Betlemme e Nazaret.

La popolazione cristiana di Gerusalemme è scesa dal 25% al 2% tra il 1840 e i primi anni del Duemila. In questo stesso periodo gli ebrei sono passati da 4.000 a 400.000 grazie all’immigrazione, mentre i musulmani sono passati da 4.600 a 143.000 grazie a una natalità che, come succede nella maggior parte dei paesi musulmani, riesce a raddoppiare il loro numero ogni 25 anni. Al contrario si è registrata un’emigrazione molto consistente di cristiani soprattutto a partire dalla guerra del 1948: da quell’anno sono passati da 25.000 a 14.000. E la “prima Intifada” ha portato con sé una ripresa dell’emigrazione, dall’andamento lento ma continuo: lo dimostra il fatto che nel 1994 i cristiani erano scesi a meno di 12.000.

Betlemme era nel 1863 una città quasi completamente cristiana con 4.400 cristiani a fronte di 600 musulmani. Ancora nel 1922 c’erano 5.838 cristiani e soltanto 818 musulmani. Ma nel 2002 nella Città di Davide troviamo soltanto 12.000 cristiani, mentre i musulmani sono ora 33.500. Ad oggi 15 sono le moschee e 10 le chiese. Questo rovesciamento della situazione è dovuto, oltre che all’alta natalità dei musulmani, a due altri fattori: i campi di rifugiati che sono sorti intorno a Betlemme dopo la guerra del 1948 e la loro crescita demografica, e l’immigrazione a Betlemme di migliaia di musulmani da Ebron.

Nazaret verso la fine dell'800 era una piccolo centro urbano abitato per due terzi da cristiani: circa 4.000 di fronte a circa 2.000 musulmani. Nel 1947 la popolazione era raddoppiata arrivando a 12.000, in maggioranza cristiani. Ma la fuga a Nazaret di tutti gli abitanti dalla vicina Seforis, bombardata dagli israeliani, fece crescere la popolazione della città quasi all’istante da 12.000 a 40.000. Guarda caso, gran parte dei nuovi arrivati era di fede islamica. Qualche anno dopo Israele creò, a est della città araba, una borgata ebraica – Nazaret “Illit” – che è cresciuta enormemente in questi ultimi anni. E così la Nazaret cristiana del 1900 oggi conta una popolazione al 70% islamica.

Nella striscia di Gaza i cristiani sono appena 3.000 fagogitati da Hamas che governa 1 milione e mezzo di abitanti.

In conclusione, sembra emblematico quanto riportato dal giornalista palestinese Khaled Abu Toameh: “Alla vigilia della visita di Benedetto XVI, un mercante cristiano mi ha detto scherzando: <La prossima volta che un Papa verrà in visita in Terra Santa, dovrà portarsi dietro un prete con cui pregare in chiesa perché la maggior parte dei cristiani ormai se ne sarà andata>”.

Mala tempora currunt...

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